Siamo alle conclusioni. Dopo tutto quello che ci siamo detti è il caso di tirare le somme e vedere di capire cosa ci convenga fare con il nostro gioco fatto, debuggato e pronto per essere venduto al pubblico.
E’ abbastanza chiaro che, quello dei videogiochi, è un mondo difficile. Già il semplice atto di creare un videogioco non è cosa per chiunque. Se andiamo oltre gli slogan motivazionali, sappiamo benissimo che scrivere codice non è mai semplice e mette di fronte a sfide non indifferenti. Qualsiasi tipo di software ha le sue sfide. Se parliamo di giochi, poi, stiamo parlando di una categoria davvero molto particolare, probabilmente uno dei generi di software più difficili da concepire, se non altro per la sua natura intrinsecamente multidisciplinare, che coinvolge informatica, arte visiva, musicale, linguistica… Probabilmente, in quanto a difficoltà, il videogioco è secondo solo al software scientifico, che è più complicato perché tratta di scienza applicata, non per il codice fine a se stesso.
Perché lo facciamo? Direi che qualche povero illuso che immagina di potersi arricchire facilmente, prima o poi lo incrocerete, ma per la maggior parte di noi, si tratta di fascino, qualcosa di difficilmente spiegabile che ci porta sempre davanti alla tastiera. E’ il concetto stesso di passione, cioè di qualcosa che potrebbe, in fine, risultare addirittura del tutto inutile, ma di cui non si riesce a fare a meno.
Tirando un attimo le somme, dopo tutto quello che ci siamo detti negli articoli precedenti, è chiaro che ci siano poche reali possibilità di poter emergere in un mondo come questo, dove voi combattete con software gratuito, un computer e buona volontà, mentre le multinazionali contrattaccano con l’artiglieria pesante del marketing (soprattutto) e della produzione attraverso tanti vostri alter-ego, gente che è in grado di creare software esattamente come voi, ma in batterie di centinaia di esemplari. Sembra una visione pessimistica, ma è la pura verità. Se ci pensate bene, è una riedizione trasposta del problema della catena di montaggio che smonta il piccolo artigiano locale.
Quindi rinunciamo? Non direi. Il primo scopo di questo lavoro è quello di mettervi di fronte alla realtà. Non è il caso di affidarsi alla fortuna, di convincersi che voi sarete quelli che prenderanno il biglietto vincente della lotteria, altrimenti sarebbe meglio se iniziaste a comprarli a quintali, di quei biglietti! Se siete così sicuri di poter essere fortunati, vi conviene: è sicuramente più semplice che scrivere software.
Però è chiaro che, per competere in un mondo come quello dei videogiochi, ma anche in altri mondi legati alla vendita di prodotti, vale sempre il famoso proverbio “piove sempre sul bagnato”, quello che ci ammonisce, con antica saggezza popolare, dicendoci che, sin da tempi più remoti, per fare soldi servono altri soldi. In poche parole, senza investimenti veri, non si va da nessuna parte.
C’è qualcosa, però, che spesso viene sottovalutata, ma che probabilmente può tornarvi utile con un certo grado di certezza: un videogioco pubblicato, per quanto poco, fa curriculum! Immaginate di dover entrare nel mondo del lavoro, magari freschi di laurea. Secondo voi, poter dire “Ho fatto robe, c’ho le prove!” può aiutarvi ad essere assunti in una software house, si o no? Secondo me, potreste fare figura molto migliore rispetto allo studente da divano e birreria. A voi la palla.
Se volete un consiglio spassionato, quindi… divertitevi. Se vi eravate illusi, ormai avrete capito che chiunque, senza un soldo in tasca, ha poche possibilità di emergere. Se non potete fare a meno di creare videogiochi… La legge non lo vieta, perché sottrarvi ad un simile piacere? Poi, a gioco terminato, con la stessa leggerezza con cui si giocherebbe una schedina di totocalcio, potete anche provare a farvi pubblicare da un editore, oppure ad auto-pubblicarvi direttamente attraverso uno store online, ma senza contarci troppo e senza neanche investirci troppo in termini economici, perché le centinaia di euro, che per voi sono soldi veri, diventano meno che spiccioli in un contesto così grande. Tenetevi i soldi in tasca, per pagarci le bollette.
Divertirsi è la parola chiave, così nulla sarà vano, anche se con il vostro videogioco non riuscirete a comprarvi l’elicottero.