Chi sono
Io sono Sante. In realtà mi chiamo Gianluca Santeramo, ma mi chiamano Sante da un sacco di tempo, da prima ancora che internet arrivasse in città. Quello che faccio in genere è, molto semplicemente, cercare di campare come meglio mi viene di volta in volta. Così, armato di trapano avvitatore e cazzuola, se la casa cade a pezzi divento muratore, se perde acqua mi trasformo in idraulico e quando a mancare è la luce, mi promuovo elettricista. Sono il famoso cuggino cantato da Elio e le Storie Tese, solo con qualche conoscenza in più (almeno spero).
Quando il soffitto tiene e lo stesso fanno le tubature, per sfogare la mia creatività, mi dedico a qualcosa di più innocente. Una volta, per esempio, ho scritto un intero libro e, cosa ancora più incredibile, me lo hanno pure pubblicato. Ovviamente, il libro non l’ho scritto con il trapano, più che altro per evitare una trama piena di buchi. Per scriverlo ho usato un altro attrezzo che mi segue sin da quando avevo 6 anni: un computer. Proprio il computer ha sempre destato un certo fascino su di me, soprattutto parlando di videogiochi, mentre cose più pratiche, come databases e programmi d’ufficio, mi sono sempre state discretamente antipatiche. Posso salvare solo i word processors, per ovvi motivi.
Avrò avuto si e no 7 anni, quando mi misi in testa di scrivere un videogioco e, all’epoca, non c’era nessuno nei dintorni che sapesse solo dell’esistenza dei linguaggi di programmazione.

Per la verità nessuno sapeva neppure se esistesse una scuola per imparare a farli ‘sti cavolo di giochi per computer, ma poi qualcosa uscì: ed è così che, molti anni dopo, divenni Perito in Informatica Industriale. A dirla tutta, in quella scuola di videogiochi non se ne vide l’ombra. Fu tutto database e algoritmi orientati, stranamente, sempre verso il mondo dei magazzini industriali… Che venga da lì la mia idriosincrasia? Non lo so, ma alla fine, uno stralcio di diploma lo presi.
Ne è passata di acqua sotto i ponti, prima che strumenti come XNA scendessero a deliziare i comuni mortali e, finalmente, ci feci un primo videogioco: Rock’n’Rocks. Doveva essere un progetto scuola, più che un prodotto vero e proprio, ma le cose non andarono benissimo, perché mamma Microsoft un giorno disse che non l’avrebbe più portato avanti.

Un altro giorno, poi, è arrivato Godot. Credo fossi al lavoro, in pausa. Non so neppure come diamine è entrato nel mio smatphone. In qualche modo, me lo sono trovato davanti ed è scattato qualcosa. Con Godot c’ho fatto il Pinbot, che già era un pochettino meglio del primo, anche se un po’ anacronistico, forse. Però è piaciuto. Non alla follia, ma qualche complimento è arrivato.
A questo punto, dovrei parlarvi della mia carriera lavorativa ed in particolare, vista la tipologia di sito, relativa al mondo dell’informatica. La verità è che ho creato programmini specifici per la sorveglianza satellitare dei veicoli industriali, soprattutto firmware, ma anche un pochetto di software, tipo sistemi cartografici con l’appoggio dell’estinto Mappoint di Microsoft e del defunto Delphi di Borland. Quell’esperienza però, vista con le mie ossa, è stato un discreto bagno di sangue, per cui non mi piace farle troppa pubblicità. Solite storie: programmi che devono essere pronti ieri, stipendi che non ci paghi le bollette… Nessuna tragedia Greca: cose che accomunano il popolo italiano ancora adesso, che sono a buon punto con il mutuo, c’ho moglie e si vive in una casetta, che non sarà Versailles, ma fa la sua figura. Facendo tutt’altro, ovviamente…
E nel frattempo si passa il tempo come si può, tra emergenze domestiche, coccole alla prole canina e felina e codice scritto per il semplice gusto di scriverlo, magari per creare interi pianeti sintetici in cui immergersi, visto che il sogno di conseguire il brevetto di volo per andare in orbita, non si è mai realizzato: il massimo che sono riuscito a fare, è far volare aeromodelli e costruirne anche un paio che, come nella miglior tradizione del settore, sono morti di schianto.
Questo sito
Come siamo arrivati in questa bettola nel web? In realtà, tutto ruota attorno al Pinbot, il primo gioco con cui mi sono sentito sufficientemente sicuro da poter tentare la via commerciale indiretta, nel senso che mi sono sempre appoggiato alla legge sul diritto d’autore, lasciando la vendita vera e propria a terzi. Non mi sono mai illuso di diventarci milionario, ma poteva essere un metodo per arrotondare, comprarcisi il computer nuovo… E quindi creai la prima versione di questo sito web, in englishtan, un’approssimazione dell’inglese, che doveva fare esclusivamente da vetrina a quel gioco, eventualmente ai successivi, e che, nel rispetto delle normative vigenti, non sarebbe mai stato usato come store online, ma al massimo avrebbe rimandato a Steam e Epic Game.
Il Pinbot non ha fatto tutto ‘sto bene però, e anzi ha fatto peggio delle più pessimistiche delle previsioni, tant’è che, capita l’antifona, feci un annuncio ufficiale su sugli store e sul sito con cui chiudevo gli update: nessuno all’orizzonte, come per molti altri sviluppatori indie, per non parlare del fatto che pure Godot ci aveva messo la sua parte di zampino con la versione 4.x.
Io, però, qui ormai ci abitavo e, tenendo presente i costi esigui per il mantenimento del sito, ho deciso di tenermelo, almeno per il momento. In futuro si vedrà, GDPR permettendo. La prima conseguenza è stata che l’ho riscritto praticamente da capo, ma in lingua italiana che, vuoi perché ci sono nato, mi mette più a mio agio… Gli altri… che si arrangiassero con i traduttori automatici che, ormai, funzionano sufficientemente bene, sicuramente meglio di me. La seconda è che, rispetto al sito originale, è stato spogliato dei fronzoli, quella roba che si mette in mostra solo per dare coraggio al poveraccio che si chiede chi sei.
Un’altra conseguenza è stata che il sito, da allora, pur rimanendo in parte una vetrina, è diventato una sorta di blocco note e, quindi, quando combino qualcosa di buono, da una parte scrivo il mio bel codicillo di prova, dall’altra scrivo un tutorial o qualcosa di simile, in modo da lasciarmi qualche traccia di quello che ho fatto, ma anche di condividerlo con terzi che volessero approfittarne.
Come avrete notato, o come noterete, nel sito non è consentito lasciare commenti o registrarsi: si tratta di una tattica per rendere più semplice la gestione del GDPR, la legge europea che, con la scusa del diritto alla privacy, ha incasinato un po’ le cose e che, forse, prima o poi, mi costringerà a chiudere bottega, se non altro per evitare sorprese. Quindi, se volete fare due chiacchiere, trovate il link in cima al sito per autoinvitarvi nel server italiano dedicato a Godot: premete pure senza alcun ritegno.
Questo sito, quindi, ha carattere puramente hobbistico ed è espressione della mia creatività personale. Nel caso un giorno mi tornasse la malsana idea di provare a pubblicare qualcosa, ve lo farò sapere…