Ti serve il marketing

Una delle raccomandazioni ricorrenti in merito a come ci si dovrebbe comportare, quando ci si approccia alla vendita del proprio gioco, riguarda l’espansione dell’attività di marketing. Cos’è il marketing, prima di tutto? Si potrebbe definirlo semplicemente usando un sinonimo: la pubblicità. Tuttavia, nel tempo, questi due termini hanno iniziato ad indicare pratiche davvero molto differenti tra loro, solo apparentemente simili. La pubblicità è una specie di dichiarazione pubblica, in cui si porta a conoscenza del mondo l’esistenza del proprio prodotto, storicamente molto schietta e tecnica, nel senso che le cose vengono presentate esattamente per quello che sono, con l’idea di fondo che l’acquirente si ricorderà del prodotto non appena gli serve. Con il marketing, invece, si raggiunge una nuova dimensione: non si presenta semplicemente il prodotto, ma si fa leva su quelle che sono le pulsioni primordiali dell’acquirente, inducendolo, quanto meno, a credere che lui abbia bisogno del prodotto. Ecco perché, personalmente, lo ritengo una forma di truffa legalizzata.

A parte le idiosincrasie personali, è chiaro che, chi fa marketing debba sviluppare una specie di potere magico, qualcosa che solitamente è ritenuto del tutto impossibile: leggere nel pensiero altrui. Sebbene tutti sanno che la pratica è del tutto impossibile in senso stretto, è anche vero che c’è un’intera categoria di scienziati che è in grado di farlo, seppure per sommi capi. Si potrebbe dire che alcuni scienziati sono in grado di leggere nella mente della gente più o meno con lo stesso livello di affidabilità con cui potrebbero leggere nella mente di un cane, a meno di non sottoporla direttamente a colloquio. Parlo di psicologi e psichiatri, ovviamente. E’ strano dirlo, ma nessuno ha mai spiegato ai cani quali sono i motivi dietro la necessità di pattugliare un porto alla ricerca di droghe pesanti, ma i cani lo fanno lo stesso. Con tecniche indirette, qualcuno ha indotto quegli animali a fare, praticamente a loro insaputa, quello che serve, fino a trasformarli in agenti di polizia a quattro zampe.

Questa idea sembra strana, applicata agli esseri umani, perché noi non siamo cani vero? In effetti siamo scimmie glabre, tutt’altra specie di bestie… I nostri addestratori hanno nomi diversi e sono laureati. Parlando di acquisti, li chiamano esperti di marketing. Tutto quello che fanno è insegnarci ad acchiappare la palla al volo, anche se all’atto pratico, la palla sarà sostituita da un capo di abbigliamento, un’automobile, uno smartphone. E’ l’essenza stessa del consumismo. In pratica, stiamo parlando di psicologia applicata al commercio, una scienza che ha dimostrato, già da molto tempo, di essere fin troppo efficace. Parlando in genere di scienze, la relatività di Einstein ci ha permesso di costruire il GPS, che ci aiuta ad orientarci in luoghi sconosciuti, ma anche le bombe atomiche che hanno raso al suolo Hiroshima e Nagasaki… La scienza porta il sapere, poi l’uso finale che se ne fa, dipende da chi c’è dall’altra parte della cattedra.

Dovremmo aver capito un paio di cose. La prima è che non ci si può improvvisare in marketing, perché presuppone conoscenze avanzate. La seconda è che siamo più o meno tutti burattini incantati dall’ecosistema del commercio: non facciamo nient’altro che inseguire palle tutto il giorno. Lo facciamo tutti, sostanzialmente perché è inevitabile. Anche chi ha anticorpi più forti, magari perché ha letto cataste di libri sull’argomento e, conoscendo le tecniche, riesce a schivarle, non può tenere la guardia alta tutto il giorno. Ci cascano persino psicologi e psichiatri che, sostanzialmente, sono gli scopritori di questi fenomeni, anche se magari lavorano in campo clinico per rimediare ai casi più patologici.

Stiamo parlando, quindi, di tecniche che richiedono anni di studio a livello universitario e dottorati, molto variegate tra loro e che presuppongono la capacita di guidare, all’acquisto, il nostro pubblico target. Sia tratta di diventare veri e propri conduttori delle masse verso il prodotto di turno, per farglielo acquistare. Come un rottweiler ed un pastore tedesco, in quanto cani molto dissimili in capacità e caratteri, devono essere addestrati diversamente, così esistono tecniche diverse di marketing che devono essere applicate al giusto prodotto, semplicemente perché non funzionerebbero con altri di genere diverso.

Nel mondo canino esistono due concetti diversi: educazione e addestramento. L’educazione è quella che mira a conseguire la capacità di acquisire certe convenzioni sociali, tipo che non si mordono le persone neanche se sono antipatiche. L’addestramento, invece, è quello che insegna un vero e proprio lavoro al cane, che diventa un poliziotto, un bagnino, un assistente per ciechi. La pubblicità classica somiglia molto più all’educazione: fornisce informazioni, magari un po’ romanzate perché a noi piacciono tanto le storie, ma tutto sommato innocentemente. Il marketing, invece, è addestramento puro: si diventa esperti in acquisti compulsivi mirati.

Come vedete, non ho neppure citato i giochi: il marketing è onnipresente, mutaforma e fa parte del tessuto stesso del commercio, ai giorni nostri. E’ chiaro che, anche nel mondo videoludico, è grado di prendere le masse e dirigerle esattamente dove desidera.

Se, a questo punto, avete capito di quale fenomeno si sta parlando, dovreste essere in grado di arrivare da soli alla tesi finale: non basta postare un paio di immagini al giorno per fare marketing. L’uso dei social è una delle tecniche usate dagli esperti, ma è l’uso che se ne fa a determinare il successo, un uso che deve premere i pulsanti giusti nella testa di chi riceve l’informazione. Il fai dai te, in altre parole, è destinato al fallimento fin dal principio.

Se mettiamo insieme l’indiscussa efficacia e le capacità necessarie per fare del vero marketing, ben si spiegano i prezzi elevati che accompagnano questo genere di campagne. Trova spiegazione anche il fatto che i giocatori, in genere, ignorino del tutto i videogiochi che non fanno parte del mondo AAA: sono, semplicemente, addestrati a guardare altrove…

A questo punto, possiamo gettare la spugna. Anche se, senza farci troppi scrupoli, decidessimo di farci assistere da uno studio di marketing accreditato, i prezzi sarebbero assolutamente fuori dalla nostra portata, visto che spostano cifre a non meno di tre o quattro zeri: pagare di meno, significa essere semplici clienti, piuttosto che investitori. Una soluzione alternativa, potrebbe essere trovare un socio che si occupi, per conto nostro, delle faccende economiche in generale, marketing compreso, con cui dividere gli incassi. Questo genere di soci, potenzialmente, esiste: si chiamano editori. Ne parliamo in un altro articolo.

Ti serve il marketing

Una delle raccomandazioni ricorrenti in merito a come ci si dovrebbe comportare, quando ci si approccia alla vendita del proprio gioco, riguarda l’espansione dell’attività di marketing. Cos’è il marketing, prima di tutto? Si potrebbe definirlo semplicemente usando un sinonimo: la pubblicità. Tuttavia, nel tempo, questi due termini hanno iniziato ad indicare pratiche davvero molto differenti tra loro, solo apparentemente simili. La pubblicità è una specie di dichiarazione pubblica, in cui si porta a conoscenza del mondo l’esistenza del proprio prodotto, storicamente molto schietta e tecnica, nel senso che le cose vengono presentate esattamente per quello che sono, con l’idea di fondo che l’acquirente si ricorderà del prodotto non appena gli serve. Con il marketing, invece, si raggiunge una nuova dimensione: non si presenta semplicemente il prodotto, ma si fa leva su quelle che sono le pulsioni primordiali dell’acquirente, inducendolo, quanto meno, a credere che lui abbia bisogno del prodotto. Ecco perché, personalmente, lo ritengo una forma di truffa legalizzata.

A parte le idiosincrasie personali, è chiaro che, chi fa marketing debba sviluppare una specie di potere magico, qualcosa che solitamente è ritenuto del tutto impossibile: leggere nel pensiero altrui. Sebbene tutti sanno che la pratica è del tutto impossibile in senso stretto, è anche vero che c’è un’intera categoria di scienziati che è in grado di farlo, seppure per sommi capi. Si potrebbe dire che alcuni scienziati sono in grado di leggere nella mente della gente più o meno con lo stesso livello di affidabilità con cui potrebbero leggere nella mente di un cane, a meno di non sottoporla direttamente a colloquio. Parlo di psicologi e psichiatri, ovviamente. E’ strano dirlo, ma nessuno ha mai spiegato ai cani quali sono i motivi dietro la necessità di pattugliare un porto alla ricerca di droghe pesanti, ma i cani lo fanno lo stesso. Con tecniche indirette, qualcuno ha indotto quegli animali a fare, praticamente a loro insaputa, quello che serve, fino a trasformarli in agenti di polizia a quattro zampe.

Questa idea sembra strana, applicata agli esseri umani, perché noi non siamo cani vero? In effetti siamo scimmie glabre, tutt’altra specie di bestie… I nostri addestratori hanno nomi diversi e sono laureati. Parlando di acquisti, li chiamano esperti di marketing. Tutto quello che fanno è insegnarci ad acchiappare la palla al volo, anche se all’atto pratico, la palla sarà sostituita da un capo di abbigliamento, un’automobile, uno smartphone. E’ l’essenza stessa del consumismo. In pratica, stiamo parlando di psicologia applicata al commercio, una scienza che ha dimostrato, già da molto tempo, di essere fin troppo efficace. Parlando in genere di scienze, la relatività di Einstein ci ha permesso di costruire il GPS, che ci aiuta ad orientarci in luoghi sconosciuti, ma anche le bombe atomiche che hanno raso al suolo Hiroshima e Nagasaki… La scienza porta il sapere, poi l’uso finale che se ne fa, dipende da chi c’è dall’altra parte della cattedra.

Dovremmo aver capito un paio di cose. La prima è che non ci si può improvvisare in marketing, perché presuppone conoscenze avanzate. La seconda è che siamo più o meno tutti burattini incantati dall’ecosistema del commercio: non facciamo nient’altro che inseguire palle tutto il giorno. Lo facciamo tutti, sostanzialmente perché è inevitabile. Anche chi ha anticorpi più forti, magari perché ha letto cataste di libri sull’argomento e, conoscendo le tecniche, riesce a schivarle, non può tenere la guardia alta tutto il giorno. Ci cascano persino psicologi e psichiatri che, sostanzialmente, sono gli scopritori di questi fenomeni, anche se magari lavorano in campo clinico per rimediare ai casi più patologici.

Stiamo parlando, quindi, di tecniche che richiedono anni di studio a livello universitario e dottorati, molto variegate tra loro e che presuppongono la capacita di guidare, all’acquisto, il nostro pubblico target. Sia tratta di diventare veri e propri conduttori delle masse verso il prodotto di turno, per farglielo acquistare. Come un rottweiler ed un pastore tedesco, in quanto cani molto dissimili in capacità e caratteri, devono essere addestrati diversamente, così esistono tecniche diverse di marketing che devono essere applicate al giusto prodotto, semplicemente perché non funzionerebbero con altri di genere diverso.

Nel mondo canino esistono due concetti diversi: educazione e addestramento. L’educazione è quella che mira a conseguire la capacità di acquisire certe convenzioni sociali, tipo che non si mordono le persone neanche se sono antipatiche. L’addestramento, invece, è quello che insegna un vero e proprio lavoro al cane, che diventa un poliziotto, un bagnino, un assistente per ciechi. La pubblicità classica somiglia molto più all’educazione: fornisce informazioni, magari un po’ romanzate perché a noi piacciono tanto le storie, ma tutto sommato innocentemente. Il marketing, invece, è addestramento puro: si diventa esperti in acquisti compulsivi mirati.

Come vedete, non ho neppure citato i giochi: il marketing è onnipresente, mutaforma e fa parte del tessuto stesso del commercio, ai giorni nostri. E’ chiaro che, anche nel mondo videoludico, è grado di prendere le masse e dirigerle esattamente dove desidera.

Se, a questo punto, avete capito di quale fenomeno si sta parlando, dovreste essere in grado di arrivare da soli alla tesi finale: non basta postare un paio di immagini al giorno per fare marketing. L’uso dei social è una delle tecniche usate dagli esperti, ma è l’uso che se ne fa a determinare il successo, un uso che deve premere i pulsanti giusti nella testa di chi riceve l’informazione. Il fai dai te, in altre parole, è destinato al fallimento fin dal principio.

Se mettiamo insieme l’indiscussa efficacia e le capacità necessarie per fare del vero marketing, ben si spiegano i prezzi elevati che accompagnano questo genere di campagne. Trova spiegazione anche il fatto che i giocatori, in genere, ignorino del tutto i videogiochi che non fanno parte del mondo AAA: sono, semplicemente, addestrati a guardare altrove…

A questo punto, possiamo gettare la spugna. Anche se, senza farci troppi scrupoli, decidessimo di farci assistere da uno studio di marketing accreditato, i prezzi sarebbero assolutamente fuori dalla nostra portata, visto che spostano cifre a non meno di tre o quattro zeri: pagare di meno, significa essere semplici clienti, piuttosto che investitori. Una soluzione alternativa, potrebbe essere trovare un socio che si occupi, per conto nostro, delle faccende economiche in generale, marketing compreso, con cui dividere gli incassi. Questo genere di soci, potenzialmente, esiste: si chiamano editori. Ne parliamo in un altro articolo.

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